mercoledì 23 aprile 2014

Il tedescaccio

Quel giorno faceva un caldo terribile. Un'afa tremenda si impadroniva del palato azzerando la saliva. Correre quella maratona in condizioni così ostili sembrava una follia bella e buona. Salì una duna quasi carponi, mentre il vento del deserto gli sferzava il fisico già abbondantemente martoriato. Arrivato sulla cresta si voltò indietro timoroso. Nel bafore dell'aria infuocata intravide, molto vicina, l'ombra di Ainz Svainzierrsternischtertniammerstroiauntersviseth, tedesco di Baviera, suo eterno rivale da ormai venticinque anni. Fisico asfittico, rachitico, con postura disassata, inclinata indietro rispetto all'orizzontale di circa 12°. Questa caratteristica che gli era costata in gioventù una miriade di prese in giro e sberleffi anche molto pesanti, nell'ambito della corsa invece gli attribuiva un coefficiente aerodinamico praticamente doppio rispetto ai rivali. L'ultimo test effettuato nella galleria del vento, gli era valso un cx pari a 9,7. Un valore talmente alto, che anche Luca di Montezuma si era ispirato al suo skyline per progettare l'ultima nata in casa Maranello: la Ferrari U'tuort 355FA. Non doveva assolutamente farsi intimorire. Visto l'enorme stress fisico cui erano sottoposti i concorrenti, ottenere il risultato massimo poteva dipendere più dalla testa che dalle gambe. Cercò di non pensare alla gara. Provò dell'autoerotismo, ma non ottenne alcun risultato accettabile, poi tentò di placare l'ansia prendendo un thè al dattero verdognolo con una famiglia di beduini educati, ma anche stavolta niente da fare. A questo punto sentì uno strizzone allucinante alla pancia, dovuto con tutta probabilità allo stress agonistico. Fece una buca nella sabbia e, stimolato dal calduccino rassicurante, defecò per alcune decine di minuti come quando era bambino, senza fretta e preoccupazioni. Si pulì con un serpente corallo e riprese la marcia. Il passo era fluido, la falcata leggera, si sentiva una gazzella di Thomson. Venne però riportato alla realtà intravedendo nella polvere la chioma platinata del fiero e mai domo germanico, che lo aveva sorpassato senza che lui se ne accorgesse. Doveva  riacciuffarlo ad ogni costo.Producendo uno sforzo disumano riuscì a prendergli la scia, ma per fare ciò si prosciugò completamente. Per la sete i labbri si crettarono mentre il cervello, completamente fuori controllo, gli inviava messaggi pubblicitari dell'infanzia come la Cedrata Tassoni o il Chinotto Sanpellegrino. Il traguardo si stava avvicinando. Iniziò a vedere le prime tende. Il tedesco odioso era ad un tiro di schioppo. Chissà cosa stava pensando , chissà se anche lui soffriva, o era un cyborg  come tutti si immaginavano. Forse era vero che facendo sesso non cambiava mai espressione dall'inizio alla fine, o che non piangeva neppure al saggio di danza della figlioletta piccola. Tentò di allungare. Il cuore pompò più sangue possibile per accontentarlo, ma era troppo denso. Sentì un forte dolore al petto e poi non ricordò nulla, se non il traguardo a portata di mano. Si risvegliò dentro ad una capanna attorniato da beduini che lo stavano accudendo.  Un tanfo opprimente di alito peso lo avvolse e riprese i sensi.Scattò in piedi come una molla e domandò chi avesse vinto  la Marathon des Sables. Quando gli comunicarono che era stato proprio lui il trionfatore, prese il primo serpente Mamba che gli capitò sotto mano, lo annodò per quattro volte e poi, con gli occhi fuori dalle orbite, lo mangiò in pinzimonio. Da quel giorno, la sua temperatura basale si è innalzata a 49°C. Con il calore che sprigiona guarisce da  ogni malattia persone ed animali anche sconosciuti alla scienza. Riesce a mangiare di tutto dalle ringhiere alla schiuma di poliuretano e prevede il tempo per l'anno a venire, come il Sesto Caio Baccelli.

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