Thein
Patathein Strabededhein era un gigante Birmano alto circa 2 metri e 72
centimetri, nato prematuro al 16° giorno di gravidanza Per salvarlo, i medici avevano dovuto tenerlo in un'incubatrice rovente per 8 anni e poi, per evitargli un trauma da freddo altri 4 mesi sopra una brace perenne sacra .Alla vista non assomigliava propriamente a un
bell’uomo.Traguardandolo di profilo infatti, si poteva notare una conformazione a boomerang australe, con il bacino spostato in anvanti di quasi 80 centimetri rispetto a piedi e cranio. Questa postura gli conferiva una particolare camminata, a metà tra il signor Buonaventura e Stanislao.Il suo problema più grande era il vedere davanti, perchè in pratica aveva il la prospettiva di Parti e Vai alla guida di un Suv senza cuscino sotto al seggiolino. Un giorno, come del resto gli capitava spesso, aveva pestato un
consistente stronzolo di cane. Mentre stava decidendo quale bestemmia
utilizzare per prima, la vide. Probabilmente era britannica dello Yorkshire. Dedusse ciò dal colore quasi arancione dei capelli e dalla testa particolarmente auzza.Nonostante avesse la stazza del tempio di Iside, lei non lo vide. Per farsi notare le scagliò contro un Caballero
rosso fiammante. Niente. “Forse è timida”
pensò. Cercò di ingegnarsi, ma aveva un cervello della dimensione di un
Allosauro. Preso dalla frenesia, le fogò una cinquantina di Gatti Sacri
Birmani. Tutto inutile. Decise di inseguirla. In quattro passi la raggiunse. La
donna vedendo l’ombra proiettata al suolo, pensò che le stesse per cadere sulla
schiena un ponteggio. Il marcantonio tentò di afferrarla, ma inciampò violentemente
contro una tipica pagoda birmana e la sfece. Al suo interno si stavano
smerciando una moltitudine di prodotti birmani taroccati con griffe contraffatte come
Addas, Spuma, Lacroste, Sergio Vagheggini e molte altre. I falsari imbufaliti liberarono
una marea di pitoni bianchi birmani, serpenti tra i più aggressivi e grandi del
mondo.In un attimo una marea di cormorani birmani e manguste
birmane, tremendo di essere mangiati, iniziarono a fuggire con l'intento di varcare il
confine ed entrare in Laos, per togliersi
definitivamente dalle peste della Birmania. Intanto la giovane continuava a
correre. Il gigante giocò l’ultima chance per fermarla. Sbarbò un cartello di
precedenza e lo lanciò come un giavellotto. L’asta, a causa del fortissimo
vento birmano, prima s’impennò verticalmente e poi, spinta dalla gravità, scese
vorticosamente colpendo in pieno un ausiliario del traffico birmano che stava
multando uno sciamano cieco. Il quasi-vigile
stramazzò a terra e spirò tra le grida dei tanti birmani presenti. La folla birmana
inferocita lo pestò ininterrottamente per settantadue ore . La furia si placò
solo all’avvento del capodanno birmano, dove era consuetudine bere cedrata e
scrivere cartoline in dialetto birmano stretto.
venerdì 28 febbraio 2014
giovedì 27 febbraio 2014
il riflessivo
Pioveva a dirotto. Nessun ombrello avrebbe resistito a
quella prorompente forza della natura. Doveva assolutamente arrivare alla
stazione per prendere quel treno, ma era costretto a fermarsi. Decise di
entrare in un bar. Fradicio dalla testa ai piedi, ordinò un cappuccino al
ginseng con latte tiepido di capra poco schiumoso, una brioche di farina multicereali
con semi di lino, sesamo e cumino, un succo di arancia rossa senza ogm di
provenienza alpestre e un bicchiere d’acqua dei frati di Montmatre. La radio
suonava la cover di Giuliano Palma “Wonderful life”. Nonostante gli accidenti
espliciti della barista a lui indirizzati, con quella melodia si sentì felice e
di nuovo bambino. Ripensò a quando quella volta, giocando a nascondino, per
essere sicuro di non contare, salì sul pullman per Ventimiglia e tornò a casa
tre giorni dopo. Fece salvo libera tutti e poi svenne per la fame e la sete che
aveva patito. Cambiò canzone: “Teorema” di Marco Ferradini. Si vide triste. Una
vita spesa a lavoro. Niente svaghi, niente sentimenti, niente droghe, alcolici
e gioco d’azzardo. Il cappuccino faceva schifo, era di soia con latte di manzo
alimentato a cortisone pretto. Intanto l’etere diffondeva “Heartbreak Hotel” di
Elvis Presley. D’improvviso gli fu tutto chiaro. Basta, basta, basta.
Doveva finirla con quella vita grama e inconcludente. Dopo
alcune ore fu avvistato completamente nudo sopra ad una colonna dell’alta
tensione che sventolava una bandiera della pace. Di lui si persero le tracce
per alcuni anni. Oggi è parlamentare e presiede la commissione sulla fertilità
della terra dei fuochi.
mercoledì 26 febbraio 2014
madre e figlio
"Finirai per diventare cieco" gli disse sua madre, mentre lui, da circa mezz'ora si era chiuso in bagno rimirando un fotoromanzo piccante a sfondo sessuale. La povera donna, in preda ad una crisi isterica, tentò di abbattere la porta, ma la sua esile corporatura non glielo permise. "Segaiuolo" gli disse. Dall'altra parte un silenzio raggelante avvolgeva l'atmosfera. Poco dopo il ragazzo emise un vagito. Pronunciò parole insensate:"ifix tcen tcen". Uscì. Il viso inespressivo, lo sguardo fisso tipico del consumatore di metanfetamina., sommati ad un fisico paleolitico, ne facevano un mostro in 3D. Passò ratto al muro senza guardarla. Lei, accecata dall'ira, gli fece sgambetto. Minato nelle funzioni basali stramazzò a terra. Lo colpì svariate volte, prima con un portaombrelli di alabastro e poi con un attaccapanni in ghisa dell'epoca bohemienne. Respirava. Perse molto sangue, ma per fortuna era vivo. Per disinfettarlo gli spruzzò addosso un'intero flacone di Viakal, poi lo avvolse in un tappeto Adum di Ikea. A notte fonda, dopo averlo nuovamente percosso, lo mise nel portabagagli della sua auto, una Tata Nano del 2009 pagata in rupie e lo portò nei pressi di un torrente. "Sono tuo figlio, baldracca" ansimava lui. Niente riusciva ad impietosirla. Era decisa, lucida e decisa. Aprì il portellone. Un afrore terribile di intestino gli tolse il respiro. Richiuse. Rientrò nel veicolo e, a finestrini spalancati,. corse a 170 km/h per circa 20 minuti con l'intento di cambiare aria nell'abitacolo. Stava iniziando ad albeggiare. Vide in lontananza un cassonetto della raccolta organica. Con uno sforzo disumano riuscì a gettarlo dentro. Fuggì senza remore. Dopo qualche ora, uno stuolo di animali, tra cui un branco di volpi, svariati gatti, due maiali di cinta, un procione e una lince rossa, attratti dal bafore funereo, si erano radunati davanti al cassonetto. Una pattuglia di vigili urbani di passaggio, insospettita dai latrati, riuscì pèrovvidenzialmente a salvarlo. La settimana seguente, gli venne recapitata una Tares spaventosa. Per non pagarla si asserragliò nell'ufficio del catasto tenendo due impiegati in ostaggio e minacciando di distruggere tutte le visure degli ultimi 10 anni. Venne ucciso da un cecchino comunale senza scrupoli
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