domenica 30 marzo 2014

Il collezionista di analgesici


La sua vita stava iniziando forse a delinearsi. Dopo un'adolescenza difficile, fatta di poca scuola, tante sigarette e piccoli furtarelli, sembrava arrivare una certa maturità. Basta penni con il motorino, questa fu la sua prima netta presa di posizione. Dopodiché decise di affrontare con serietà gli studi e non cercare più scorciatoie per affrontare le valutazioni , ma solo olio di gomito e volontà. Durò fino al mercoledì. Il giorno seguente, marinò la scuola con la scusa che era stanco e perseguitato dai professori. Mentre stava entrando nel solito bar, per trascorrere la mattinata senza essere scoperto, suo padre, che si trovava casualmente nelle vicinanze,  lo vide. Attese qualche decina di minuti prima di irrompere, rimuginando intensamente su come torturarlo per farsi dire tutta la verità. Giunse alla conclusione che non doveva essere riconosciuto, per mettergli ancora più terrore e cercare in questo modo di redimerlo una volta per tutte. Entrò in una cartoleria adiacente ed acquistò una maschera di Thor, con il martello in omaggio e una pistola giocattolo finta ma realistica. Intorno alle 10 entrò rocambolescamente nel locale. Inciampò nello scalino e cadde di testa dentro al cestino dei rifiuti. Cercò di toglierselo velocemente, ma l'impatto violento aveva scaldato talmente la plastica, che si era schiacciata sul viso creando una specie di sottovuoto spinto. Fortunatamente l'asola laterale per gettare i rifiuti combaciava perfettamente con il suo settore oculare, per cui poteva vedere quasi a 360°. Si rialzò così conciato che sembrava un mix tra un cyborg e Brancaleone da Norcia. Gli avventori, tra cui suo figlio, scoppiarono a ridere. Vide la pistola sul pavimento orrendamente disintegrata in minuscoli frammenti. In quel momento, manco a farlo apposta, entrarono due sbandati meticci, decisi a rubare l'incasso al gestore. Prima fu assalito da una vampa di caldo tremenda e poi, sentì nitido l'istinto di intervenire. Caricò i due malviventi come un toro, a  zuccate, senza dargli respiro. La collutazione fu violenta e cinica. Nessuno dei contendenti voleva mollare di un centimetro, ma lui indossava quella specie di elmo medioevale che lo rendeva quasi invincibile e lo spronava a vincere ad ogni costo. Alla fine, dopo avere rotto nella testa dei due un mocio, una pila di tambler spessi mezzo centimetro, una sequela infinita di crostini alla salsa verde e di milza, due sgabelli vintage e la lavastoviglie piena, riuscì a legarli e assicurarli alla giustizia. Da quel giorno vigila sempre sulle strade, alla ricerca di ogni malfattore, vorrebbe una famiglia sua e colleziona analgesici scaduti .

siena-brescia le interviste dagli spogliatoi

 Dal Franchi, ancora non riqualificato:

 Marijo Beretta

La classifica? Se me la mettete sotto il naso la guardo per forza. Io però continuo a dire alla squadra di bere il giusto e soprattutto bene. Gli amari sono veleno. Questo è il nostro credo fin dall’inizio dell’anno e dobbiamo proseguire così, anche se è inevitabile che i ragazzi non guardino le donne. L’entusiasmo? Non va necessariamente smorzato ma gestito: bisogna scaldarsi, ma essere in grado di rientrare in casa da soli. Quindi è un fattore importante, che è bene ci sia, ma non deve divenire uno spettro negativo come quello della giraffa, e trasformarsi in pressione su di noi. Sappiamo quale sia il percorso da fare e dove vogliamo arrivare, ma allo stesso tempo siamo consapevoli di cosa non fare e di quanto possa bastar poco per buttar tutto via.Scusatemi mi sciacquo il viso e poi riprendo, ho bevuto una birra al triplo malto a stomaco vuoto e impasto di brutto. La squadra però ha valori solidi e anche oggi lo ha dimostrato in una giornata non facile per più motivi. Il Brescia? Già ieri dissi che era una compaqgine con bevitori importanti e oggi lo ha confermato. Nel primo tempo non abbiamo fatto bene, complici forse anche le due lunghe trasferte di Palermo e Avellino. Poi invece nella ripresa, dopo un tè corretto nell'intervallo,  siamo tornai noi, imprimendo un ritmo elevato alla gara,  andando molte volte al tiro e trovando il gol.

Leader Maximo Mexaroma

Siamo felici della vittoria di oggi, contro un avversario non facile. La squadra sta facendo qualcosa di straordinario: nessuno ha un vizio e non si spende una lira a caso. E' un gruppo di ecce-uomini, che lavora dall'inizio del campionato al massimo, non chiede mai la busta paga e non la controlla neppure. E parlando dei giocatori, anche se qualcuno è al primo anno qui, stanno dimostrando davvero un grandissimo attaccamento a questa maglia e hanno subito inteso che non devono tirarla ai tifosi, perchè altrimenti la partita dopo giocano in canottiera.
Stadio? Speriamo in un po' di comprensione da parte di chi deve decidere. Io personalmente soldi non li metto nemmeno se mi immergono nell'idraulico liquido, ma c'è chi li tira fuori, giuro sul tatuaggio assurdo del leone di mia sorella.Vediamo in altri luoghi parlare di stadi e di volontà di fare operazioni importanti per le varie città, avendo così la possibilità di creare posti di lavoro in un momento difficile, maledetto l'irpef e chi lo paga. Io credo che soprattuto a Siena, dove purtroppo invece che attirare la gente della provincia nel capoluogo, succede che i senesi vanno in altri posti per il tempo libero, questo sia il momento per attrarre persone. Belverde è già Monteriggioni e questo è tutto dire.Tutto ciò è stato capito dalle associazioni di categoria con cui ci siamo incontrati e spero che il progetto possa donare a Siena e al Siena un futuro saldo e solido.
I tifosi? Stanno facendo un grandissimo lavoro, compresi quelli che mi hanno contestato nel tempo, capendo che ora è il momento di amare la propria squadra.Il fallimento? E tutta una rincorsa e una battaglia. Mi telefonano il pizzicagnolo, il meccanico, il lavandaio ecc, tutti i santi giorni, avrò cambiato 700 schede, ma niente il numero lo rintracciano sempre, Dio li diacci!

venerdì 28 marzo 2014

bluetooth

Il mare era in burrasca. Le onde, alte quasi tre metri, infrangendosi sugli scogli provocavano un rumore assordante.Giornata perfetta per suicidarsi. Mancava solo la tramontana gelida per chiudere il cerchio e  chiaramente non tardò ad arrivare.La sua vita si era sempre snodata tra alti e bassi. Grandi vittorie dal punto di vista lavorativo e altrettanto sonanti sconfitte nella vita privata.Commesso in un negozio di un colosso mondiale dell'abbigliamento, era riuscito, solo con le sue forze e in pochi anni,  a compiere la classica scalata da favola divenendone il direttore responsabile. Viste le sue indubbie capacità manageriali, i vertici dell'azienda lo avevano voluto mettere alla prova affidandogli la gestione di una minuscola boutique a Kollo, villaggio sconosciuto del profondo Niger. Come da previsione l'inizio fu terribilmente arduo, quasi angosciante. Riuscire a vendere vestiti di lusso in africa occidentale, nella nazione più povera del mondo, poteva apparire un paradosso. Tenace e testardo riuscì a piazzare in un anno solare, dodici smoking di stiancia e quattro abiti pre-maman in vimini. Questa vittoria fu la sua consacrazione. Al suo ritorno, appena sceso dall'aereo, venne portato prima in trionfo e poi in spalla da tutti i soci azionisti di maggioranza dell'azienda e, infine, nominato "Job advisor directory in the wonderful world ". Sempre vestito di tutto punto, profumato e perfetto in ogni sfaccettatura, riusciva però ad imbastire solamente storie occasionali, spesso ipocrite, con signore avvenenti, interessate più al suo cospicuo conto in banca che alla sua persona. Come delle sirene lo attiravano nella loro sfera e poi, senza fretta, iniziavano immancabilmente a depredarlo. Un giorno, dentro una macchina per fototessera, conobbe una ragazza diversa.L'aspetto esteriore era poco curato, quasi sciatto. Vestita con una tuta di marca contraffatta, calzava un paio di espadrillas con i colori dell'arcobaleno.Il suo odore acre era un misto tra candeggina e yogurt greco e si sposava alla perfezione sia con antipasti di terra che con  secondi robusti di carne bovina. La invitò a pranzo. Dopo aver mangiato trascorsero un'intero pomeriggio sulla ruota panoramica, facendo 6547 giri completi senza scendere. Fu l'inizio di una lunga storia di amore passionale. Trascorrevano ogni momento libero assieme, vivendo praticamente in simbiosi.Un brutto giorno però, durante uno spettacolo di illusionismo il mago la chiamò sul palco per fargli da partner. La fece sparire dietro una tovaglia western. Attese circa mezz'ora e poi chiese spiegazioni all'uomo. Non seppe rispondergli. Preso dalla rabbia uccise il povero illusionista, il quale, purtoppo, era anche l'unico che poteva riportarla indietro. Distrutto si recò sulla scogliera intenzionato a togliersi la vita. Arrivò sul bordo spedito. Stava per gettarsi in mare quando un martin pescatore lo colpì in pieno a 95 km orari facendolo capitombolare all'indietro. Capì che doveva andare avanti ed aprì, in onore alla sua fidanzata, una sala giochi bluetooth.

giovedì 27 marzo 2014

vite a tutta gallara: Pietro De Negri -il canaro della Magliana-

Pietro De Negri, detto il Canaro della Magliana nasce a Calasetta, 28 settembre 1956.
Deve il soprannome alla sua originaria attività di toelettatore di cani del quartiere popolare della Magliana a Roma. Salì alla ribalta della cronaca nera per il brutale omicidio dell'ex pugile dilettante Giancarlo Ricci. Il fatto, noto alle cronache come delitto del Canaro, rappresenta uno dei crimini più efferati commessi in Italia dal dopoguerra, poiché la vittima fu torturata a lungo e mutilata a più riprese prima d'essere finita.
Cocainomane e pregiudicato, De Negri era stato, secondo quanto riferì, complice di Ricci in una rapina, che tuttavia aveva portato al suo solo arresto, mentre il pugile aveva dilapidato l'intero bottino. Continuamente angariato dall'ex sodale, che gli forniva la droga e gli imponeva il pagamento di tangenti a suon di minacce e percosse, il Canaro aveva subìto le prepotenze di Ricci sin quando questi gli aveva rubato uno stereo, pretendendo poi per la sua restituzione la somma di duecentomila lire.
Il 18 febbraio 1988 De Negri attrasse Ricci nel proprio negozio con la scusa di rapinare uno spacciatore di cocaina che attendeva nell'esercizio; lo convinse poi a nascondersi in una gabbia per cani, apparentemente in esecuzione del piano, ma a questo punto lo sorprese e lo chiuse dentro. Alle 15 De Negri, che aveva assunto cocaina per tutta la notte, intraprese una spietata sevizia di sette ore nei confronti della sua vittima.
Dapprima gli incendiò il volto con della benzina, quindi lo stordì con una bastonata. Ebbe cura d'alzare lo stereo al massimo per coprire le grida, forte del fatto che si trattava d'una sua nota abitudine, poi trasse la vittima dalla gabbia e la legò a un tavolo, amputandole i pollici e gli indici d'entrambe le mani con delle tronchesi. Cauterizzate le ferite con l'aiuto della benzina incendiata, di modo che la vittima non morisse troppo presto per dissanguamento, De Negri iniziò a schernire Ricci che nel frattempo era rinvenuto, e intorno alle 16 si concesse anche il tempo d'andare a riprendere la figlioletta a scuola per condurla a casa da sua madre.
All'apice della tortura, il Canaro mutilò l'ex pugile di naso e orecchie, e infine della lingua e dei genitali. Poi introdusse le parti amputate nella bocca di Ricci aiutandosi con una tenaglia e provocandone la morte per asfissia. Al termine dell'operazione prese ad accanirsi sul cadavere, rompendogli i denti e infilandogli le dita recise nell'ano e negli occhi; quindi gli aprì la scatola cranica per lavargli il cervello con lo shampoo per cani.
A notte, intorno alle 22, De Negri si sbarazzò del corpo. Dopo averlo legato e avvolto in un sacco di plastica, lo trasportò sulla propria auto sino alla discarica di via Cruciani Alibrandi nel Portuense, dove lo cosparse di benzina e lo incendiò, preoccupandosi di lasciare intatti i polpastrelli e permettere così l'identificazione.
Il corpo di Giancarlo Ricci fu scoperto intorno alle 8,30 del mattino seguente da un contadino che avvistò l'involucro ancora in fiamme, riconoscendovi una sagoma umana. Sulle prime, le indagini imboccarono la pista del regolamento di conti nell'ambiente del traffico di stupefacenti. Ma la testimonianza d'un amico di Ricci, che aveva accompagnato il pugile in via della Magliana ed era stato allontanato da De Negri con un pretesto, portò all'arresto del Canaro il 21 febbraio. L'uomo confessò senza mostrare alcun pentimento.
Nel procedimento per omicidio, De Negri fu sottoposto a perizia psichiatrica che lo trovò affetto da manie di persecuzione e ne riconobbe l'incapacità d'intendere e di volere per via dell'intossicazione cronica da cocaina, escludendone la pericolosità sociale qualora si fosse disintossicato. Il Canaro uscì di prigione il 12 maggio 1989, ma subì una nuova cattura con internamento in una struttura psichiatrica.  Una nuova perizia in appello, condotta dai professori Carrieri e Pazzagli, gli riconobbe un'incapacità parziale. De Negri riportò una condanna definitiva a ventiquattro anni di reclusione.
Dopo aver scontato sedici anni, De Negri è stato rilasciato in anticipo, anche per effetto della buona condotta e della disponibilità verso detenuti extracomunitari e malati di AIDS. Libero dai primi d'ottobre 2005, è tornato ad abitare con moglie e figlia, restando in affidamento ai servizi sociali e ottenendo un impiego da fattorino presso uno studio commerciale. Gli rimane imposto l'obbligo d'osservanza di varie prescrizioni: soggiornare in casa dalle 21 alle 7, non frequentare pregiudicati, non frequentare luoghi di ritrovo, non lasciare la provincia di Roma senza autorizzazione.

mercoledì 26 marzo 2014

siena-palermo le interviste dagli spogliatoi

Dalla Favorita

Marjio Beretta.

Devo elogiare i miei ragazzi. Contro una squadra fortissima come il Palermo, abbiamo disputato una partita perfetta, senza sbavature, cercando in ogni modo di vincere. Dopo Avellino dovevamo un pò recuperare le forze e allora abbiamo optato per una cena a base di fegato con Rosso di Montalcino. Ormai da tempo ognuno paga il suo, quindi si può scegliere più liberamente cosa e dove mangiare. Poi, in un momento di euforia, Giacomazzi ci ha invitato a finire la serata a casa sua. Fuori, come al solito, pioveva e allora ci siamo seduti davanti al focolare bevendo Kambusa one l'amaricante, Rosso Antico e Don Bairo l'elisir amaro. Sua moglie poi, carinissima, ci ha servito delle ciliegie sotto spirito e un vassoio pieno di Fieste, Girelle e Mars. Schiavone e Cappelluzzo, quando le figlie di Giaco sono andate a letto, si sono addirittura fatti una canna d'erba con un arnese a forma di cono che chiamavano "cilum". Il goal di Rosseti è stato da manuale, un'azione corale degna di una squadra di categoria superiore. Peccato però che non abbiamo neppure il tempo di rifiatare, perchè subito da domani dobbiamo riprendere ad allenarci. Dove non si sa, sembra Pian del Lago o, se piove, il parcheggio coperto della Coop alle Grondaie. Se sabato prossimo vincessimo con il Brescia, possiamo guardare non più alla retrocessione ma alle zone alte.I punti di penalizzazione? Più ce li danno e più ci gasiamo.

ValerioLorenzoRosseti

“Affrontavamounagrandesquadralaprimadellaclasse. Abbiamo preparato la gara al meglio riuscendo anche a passare in vantaggio.Io, assieme anche ad altri, ho letto un sacco di recensioni su Palermo. Chi ne diceva bene e chi male. Poi, purtroppo, è arrivato il pareggio con un gol sfortunato. Ècomunqueunpuntoimportante: avremmo voluto vincere, ce l’abbiamo messa tutta ma non ci siamo riusciti. Adesso guardiamo avanti e pensiamo a sabato, alla sfida col Brescia. In quel posto lavorano sodo, parlano stretto e gli girano spesso i coglioni. Lamanna? È stato sfortunato, può capitare a tutti di sbagliare e non addossiamo a lui le colpe del risultato. Certo, è uscito di pugno su una palla a mezz'aria, sembrava un nano del circo Orfei molto più longilineo. Il gruppo? Siamo un gran gruppo, non guardiamo cosa succede fuori dal campo, anche perchè dentro non ci fanno più entrare, ma pensiamo solo a giocare e a fare bene”.

lunedì 24 marzo 2014

il diaccio si strugge e doventa pantano

Tenne il cavallo sotto frusta per tutto il primo giro. All'inizio del secondo però, il temibile Bisunto, purosangue arabo di quattro anni, con alla guida Efisio Marianeddu, lo passò inesorabilmente all'esterno. Troppa differenza. Cercò di prendergli la scia, ma il galoppo era diverso. Iniziò a nerbare la povera bestia con violenza.L'animale probabilmente capì che stava per morire di fatica e si ribellò impennandosi. Cadde a terra e fu pestato da tutti i destrieri che inseguivano. Si rialzò come in ipnosi e poi svenne. Quando riprese conoscenza, si rese conto che era miracolosamente illeso, niente di rotto solo alcune escoriazioni facciali. Quella fu la sua ultima corsa. Tornò a casa, si gettò stremato sul divano ed accese la televisione. Proprio in quel momento stavano trasmettendo un  servizio sul suo spaventoso incidente. Si vide e capì che in cielo non l'avevano voluto. Rifletté sulla fugacità della vita. Ripensò a tutte le occasioni che, per pigrizia o preconcetto, aveva lasciato per strada. Senza accorgersene, per il nervoso mangiò un boccale di vetro da birra e la calamita della torre Eiffel. Lucido e deciso telefonò alla madre e le disse che entro qualche giorno sarebbe partito per l'Antartide, onde coronare il suo sogno e vedere la marcia dei pinguini. Per arrivare impiegò tre anni, in quanto fallirono due tour-operator cui si appoggiava e poi, ciliegina sulla torta, la rompi-ghiaccio urtò un iceberg e vi rimase infilata per sette mesi, finchè fece capolino una tiepida estate polare. Sbarcato a Capo Horn prese una slitta con i cani e , senza alcuna cognizione, partì all'avventura. Quando aprì gli occhi era dentro un igloo. Una donnona esquimese lo aveva salvato da un'assideramento certo, dopo aver cappottato con la slitta a quasi 120 km/h. Aveva la faccia rotonda come un pan co'santi, le dita del diametro di un palo della luce ed era alta quanto una bombola del gas per le cucine industriali. Gli cantò, con voce rauca, per circa tutto il pomeriggio, una ninna-nanna Inuit tristissima. Verso sera iniziò ad abbracciarlo. Lo spogliò e iniziarono a fare l'amore. Era un diaccio si ballettava. Sentì dei passi. Prima di poter fare qualsiasi cosa, entrò il marito. Enorme. Vestito con un orso bianco che aveva ucciso a manate quella mattina stessa. Tentò disperatamente di fuggire, ma rimase con i piedi appiccicati al ghiaccio. Da quel giorno quando odono latrare nella notte, gli esquimesi credono che sia l'anima dell'occidentale ignudo che non trova pace.

domenica 23 marzo 2014

Una vita da mediano

Giocò quella partita come fosse stata l'ultima. Una carriera esemplare, sempre nella stessa squadra, senza una vittoria di rilievo, una soddisfazione. Si era innamorato dei tifosi, della città, dell'ambiente e per questo, aveva respinto tutte le offerte che, puntualmente, ogni anno gli arrivavano da club molto più blasonati. Inutile dire che aveva rifiutato ingaggi economicamente stratosferici, senza peraltro mai pentirsene. Alla fine però la rivincita era arrivata. Dopo una montagna di delusioni cocenti, sbeffeggiamenti degli avversari, derisioni di stampa e addetti ai lavori, il destino, inevitabilmente sempre avverso, si era voltato e li aveva notati. L'inizio di stagione era stato, come al solito, disastroso: 6 sconfitte di seguito, 72 goal subiti, 2 realizzati. Lottavano come leoni, questo si, ma il divario con i rivali di giornata era incolmabile. I tifosi capivano in pieno questa situazione e, benché frustrati, li sostenevano sempre a prescindere dal risultato. Poi, finalmente, era arrivata la prima partita di coppa di lega, con la capolista di prima divisione. Il match si svolgeva dall'altro capo della nazione. Dovettero sobbarcarsi 2500 km in autobus, partendo tre giorni prima per arrivare in tempo. Dormirono in sacco a pelo e per non perdere la condizione atletica si allenarono con un pallone medicinale dentro il pullman. Nonostante tutto fecero in tempo. La giornata era da tregenda. Neve mista a pioggia e freddo da lupi. Quando entrarono in campo, un boato assordante accolse gli avversari. Il fango attanagliava le caviglie impedendo qualsiasi movimento atletico. Giocarono ottanta minuti dentro la propria area di rigore. Il pallone di cuoio pesava come un termosifone d'arredamento e non scorreva. I rivali, stremati dalla fatica di quell'assedio, non si accorsero di una palla rinviata a casaccio. Alcuno corse a recuperarla. Dopo alcuni minuti in cui tutti respiravano per recuperare, provò timidamente ad avviarsi verso di essa. Nessuno si muoveva. Il pubblico rumoreggiava per avvertire i propri giocatori del pericolo. Niente. Arpionò la palla e con decisione puntò la porta avversaria. Arrivato al limite dell'area vide il portiere venirgli incontro. Il fango lo stava risucchiando. Con le ultime forze tirò un punteruolo disumano. Rete, rete, rete. Vittoria con passaggio del turno. Per la gioia non fecero nemmeno la doccia e ripartirono per casa, dove si lavarono con calma. Una dopo l'altra sbaragliarono tutte le altre squadre che incontravano, finchè non giunsero in finale. Pensò che poteva ripagare tutti i sacrifici sostenuti e le occasioni perse per inseguire la sua coerenza. Suonò l'inno nazionale. Fece testa o croce e scelse palla. Al 35° minuto sbagliò un goal già fatto, al 37° fallì un rigore inesistente e al 38° prese un palo clamoroso. Tentò di suicidarsi inalando una bomboletta di anestesolo e fu salvato con una puntura di adrenalina, praticata dal massaggiatore. Il secondo tempo fu un'apoteosi. Segnò una sestina e vinsero 7-2.Alzando la coppa pianse e rivide il film della sua vita. Dedicò il successo agli attivisti di Greenpeace.

il nuovo stadio






Che si fààààààààà? Un's'ha fààààààààà? S'ha aspettàààààààààà?

Ci si pole ragionàààààààààà o s'ha bocciàààààààààààààà?

Ci si deve incazzàààààààààààà?

l'oracolo

Si trovava imprigionato in quel corpo che non accettava. Purtroppo negli ultimi due anni era ingrassato a dismisura passando da 64 a 214 Kg. Questo solo perchè non riusciva, in alcun modo, a sintonizzare il nuovo decoder per il digitale terrestre. Intere giornate trascorse davanti a quell'orribile scatola nera, senza che nessun canale conosciuto facesse la sua apparizione sullo schermo. Con il passare del tempo, si era radicata in lui la fobia che non fosse capace, mischiata con un'ansia spropositata ereditata dai genitori.Un connubio devastante anche per l'imperturbabile tenente Kojak. Il finale poi era sempre lo stesso: frigorifero assaltato e depradato di ogni elemento, senza distinzione tra provenienza vegetale, animale o chimica. Non praticando sport e non avendo alcun 'interesse, se non quello per i pupi siciliani, risulta chiaro che non riusciva ad esternare la sua rabbia e, essendo un introverso di massimo valore, l'unica via d'uscita per placare il dolore risultava l'assunzione smodata di cibo. Quel giorno però, si accorse, di essere impossibilitato anche a camminare per lo spavento di aprire una voragine nel pavimento e finire nel piano sottostante. Prese il telefono e chiamò il numero di soccorso dei Vigili del Fuoco.  Ma proprio mentre riagganciava la cornetta, sentì un rumore grottesco come un tuono estivo e poi, in una frazione di secondo, si trovò, ricoperto da un cumulo di macerie, due piani sotto. Appena la polvere si dissolse, vide una sagoma indefinita che lo insultava e, di tanto in tanto, tentava anche di strozzarlo con le mani.Cercò di riprendersi in fretta, ma un lugubre scricchiolio preannunciò un altro doppio salto di piano. Atterrò in uno scantinato, sopra una piramide di scarpe ammassate. Si sentì vuoto, ma soprattutto, perso. L'edificio sembrava ribellarsi e si profilava un'imminente  cedimento strutturale. Cercò di rialzarsi in fretta, ma inciampò in una trincea di marmellata alle susine e articoli per il mare desueti. L'istinto di sopravvivenza gli consigliò di scavare, prima che fosse troppo tardi.Con le ultime forze rimastegli realizzò un tunnel a morsi e riuscì a scorgere la luce del sole. Incredulo e ignudo, in quanto aveva perso tutti i vestiti per avanzare nella terra, mise la testa fuori e, di colpo, vide le cose da una prospettiva diversa. Due uomini con un respiratore sulle spalle, maschera e boccaglio lo immobilizzarono e, dopo un processo sommario di tre minuti, ne decretarono l'abbattimento. I suoi resti sono venerati in tutte le Ande orientali,CapoVerde e parte della cordigliera Cantabrica, dove è stata costruita una vasca olimpionica in suo onore.

sabato 22 marzo 2014

avellino-siena le interviste dagli spogliatoi

Dal Partenio

Marjio Beretta

L'Avellino ha giocato con molta aggressività e ci ha messo in difficoltà, provando ad impedirci di tener palla in maniera pulita. Noi dal canto nostro, già da giovedì, ci siamo stabiliti all'agriturismo " Sasà furiuso"  e abbiamo assaggiato una notevole quantità di Greco di Tufo, Fiano e Aglianico. Solo Feddal ha rigettato. Loro avevano studiato la gara per metterci in difficoltà, ma sono contento perché siamo riusciti a trovare le giuste contromisure, creando anche le nostre occasioni, come con lo stesso Feddal, che, a stomaco vuoto, rende meglio.
Il Palermo? È una gara difficile. Perinetti mangia come un camionista e si vede.  Bolzoni ha vinto l'ultima edizione dell'isola dei sopravvissuti, riuscendo ad ingerire, in finale, un granchio pretto. In città però si possono scovare buone osterie a prezzi economici, adatte alle tasche del presidente. Se poi si trova uno sponsor di giornata, si potrebbero comprare anche un paio di casse di Marsala schietto. Così come eravamo preoccupatati per la sfida di oggi, dovendo andare ad affrontare squadre che sono davanti a noi in classifica, spero però che anche chi ci affronta, nutra qualche preoccupazione, sintomo che qualcosa di buono lo stiamo facendo
Obiettivi? Non ce li siamo mai posti dall'inizio dell'anno, anche tenendo conto dei problemi che ci circondano. Come disse Lolenzo, vino cartone bevilo te. I ragazzi sono fantastici e stanno veramente facendo benissimo, lavorando costantemente nel modo giusto. Poi se vinci gare come queste non può che crescere la consapevolezza di stare andando nella direzione giusta. In generale però andiamo avanti gara dopo gara, pensando sempre e solo al match successivo Poi è normale che se ci troveremo lì a lottare non ci tireremo certo indietro, a costo di fare la birra in casa a km zero.

Stefy Antonelli

A Palermo porteremo il set da aereo per la pulizia dentale. Chi vorrà togliersi il tartaro in eccesso, lo potrà fare, di tasca propria, da un mio amico palermitano che lavora in uno scantinato per non pagare il pizzo alla mafia, un vero eroe. Per il resto tutto bene, vinciamo e spendiamo poco. Con poche lire, affrontiamo due trasferte lontane e molto dispendiose, senza chiedere nulla a chi vi partecipa. Ho catechizzato tutti i giocatori a prendere il caffè amaro per risparmiare sullo zucchero, a lavarsi a pezzi perchè l'acqua ora costa un occhio della testa e spengere sempre la luce. La strada che abbiamo imboccato ci porterà lontano, ne sono sicuro.

venerdì 21 marzo 2014

Il faraone moderno

Tutti quegli egiziani invasati lo avevano scocciato. Lui, Voltaren II, faraone della terza dinastia, voleva pensare alla gnocca più che all'aldilà. Fin da piccolo aveva ricevuto un'educazione rigida fatta di dei , costellazioni e credenze radicate. Ogni giorno il sacerdote Virilosi lo costringeva a studiare la matematica, le stelle e le mummie. Una volta finita la parte filosofica poi, non soddisfatto, lo catechizzava sui concetti-base della società egizia:1) ogni giorno il sole sorge e dopo molte ore tramonta  2) introduzione dell'ora legale 3) se il Nilo esonda, esonda 4) una volta nati tocca morire 5) di notte è buio. Il suo precettore si arrovellava talmente su tali temi che a lui sembrava, più che un saggio, un malato di mente. Mentre doveva seguire queste fastidiose lezioni, occupava il tempo 
con fantasie sessuali marcate immaginando le schiave che servivano a palazzo in atteggiamenti libertini, oppure si trastullava di nascosto su delle steli di pietra a luci rosse, particolarmente piccanti per il periodo. Quando suo padre Cortisone III morì per una tremenda ernia al disco, nonostante la giovane età e la notevole reticenza degli scribi a vita, dovuta al suo tenore di vita assai frivolo, salì al potere. La cerimonia d'insediamento fu maestosa. Fece costruire tre carri di quarzo persiano pregiatissimo. Nel primo prese posto il dj Chetamina V, sua sorella, nonché vocalist, Efredina e un'impianto fantasmagorico in calcare di Giza da 10.000 decibel. Nel secondo approntò un night club con femmine di Eufrate a pagamento e nel terzo una lap-dance su obelischi della Mesopotamia. Il suo regno segnò un profondo spartiacque con il passato. Il consumo di cocaina e profilattici colorati schizzarono alle stelle, mentre precipitò la lobby dei muratori di templi funerei, anche in relazione alla giusta reputazione di iettatori che si diffuse in tutto il paese. Dopo tre anni di comando, perse la vita in  un banale incidente al Rally dei Faraoni.

giovedì 20 marzo 2014

amore pulp

Quando il telefono squillò fece un sobbalzo. Un brivido gli percorse la schiena. Il mese precedente l'aveva conosciuta in un bagno pubblico ed aveva subito capito che era quella giusta. Corpulenta quanto basta, tre seni e una leggera lordosi congenita dalla nascita.Il suo odore era un misto tra l'alito di una tigre del bengala e l'aroma del dado Star. La camminata sinuosa, sexy. Un connubio tra Claudia Gerini, Anna Magnani e Platinette non travestito. Indossava un paio di scarpe di poliuretano espanso e un cappello di acacia. Uscì dalla toilette e si fece un sontuoso bidet nel lavandino delle mani. Con una grazia nobiliare si depilò le ascelle e uscì bestemmiando per il frizzo.Stregato, cercò di inseguirla. Nonostante tentasse disperatamente di chiamarla, non si fermava. Le tirò un sanpietrino, poi un frisbee e infine una cuccia con un labrador dentro. Si voltò. Appena lo vide iniziò a correre terrorizzata. Accecata dalla paura, salì su un autobus. Si sentì perso, probabilmente non l'avrebbe mai più rivista. Prese una decisione estrema. Si gettò sotto il mezzo. Fortunatamente si ruppe solo il bacino, l'osso sacro, un polmone e tutta la cassa toracica. Quel gesto sconsiderato le fece aprire gli occhi. Capì che doveva stargli vicina. Perdeva molto sangue. Casualmente in borsa aveva una bottiglia di alcool etilico. Gliela gettò addosso. Per il bruciore si inarcò tutto, tipo atleta di lotta greco-romana in difficoltà, poi emise un urlo raccapricciante e, in una specie di trance, effettuò una verticale perfetta. Arrivò l'ambulanza. Venne caricato a braccia. Lei lo salutò con affetto e lui le gettò, dentro un raudo, il numero di telefono. Quel giorno decise di chiamarlo. La degenza era finita, finalmente.Il primo appuntamento fu in un autolavaggio self-service. Il secondo in un compro-oro, il terzo all'estero. Di loro non si hanno più notizie da tempo.

mercoledì 19 marzo 2014

un matrimonio cool e anche groove


 Tutto era pronto, tutto era disgustosamente perfetto. Ogni particolare curato nei minimi dettagli, nulla lasciato al caso. Lui, bellissimo automa del pianeta Venere, lei,  splendida minotaura proveniente da Filottete, ridente frazione alle falde del Monte Carlo . Un matrimonio impeccabile sotto ogni punto di vista, una sagra dello scontato e dell'ovvio, senza nessuna previsione di poter sgarrare dal palinsesto . Il sacerdote, don Jedi, aveva predisposto per la funzione, aria salubre per tutti i presenti, fiori finti di ermellino e una tac completa e gratuita per gli sposi e loro testimoni, da effettuarsi subito dopo la lettura del salmo responsoriale. L'atmosfera fuori dalla chiesa era irrespirabile ma elettrizzata, al punto che frequentemente molte mosche si auto-incendiavano, senza il ricorso alla macchina infernale con neon wood. Lo sposo con saldato  un abito di quarzo e terillio, praticamente esente da gravità, si presentò con  7 ore 13 minuti e 38 secondi di anticipo rispetto all'ora della cerimonia. Per ingannare il tempo decise di sostituirsi ambedue i femori della gamba destra e di superare,  a corsa, i 184 km/h partendo da fermo. La sposa invece dovette, prima di iniziare la vestizione, combattere con Ade dio del male a colpi di forcone e pattada sarda. Sconfitto il malvagio, indossò il vestito nunziale: una gualdrappa di pizzo del valore di 80 stra-euro, acquistata a saldo da un astronauta, pieno di debiti e  in fin di vita. La messa fu più rapida di uno slalom gigante e dopo neanche un minuto i due erano felicemente coniugati. Trascorsero la luna di miele in un polmone d'acciaio inossidabile, in orbita ellittica intorno alla stazione Sojutz.


martedì 18 marzo 2014

una serata con i fiocchi

Il contachilometri segnava 180 Km/orari. La velocità gli provocava quello che in gergo si chiama "il secco allo stomaco". Era notte fonda. Doveva e poteva schiacciare ancora di più l'acceleratore. Sfiorò i 220 km/orari. Finito il rettilineo, dopo una curva leggermente abbozzata, vide la sagoma di un agente che, con la paletta, gli intimava di fermarsi. Troppo tardi. L'uomo, con una prontezza di riflessi disumana, riuscì a gettarsi oltre il guard-rail. Alcuni secondi per riprendersi e scattò l'inseguimento. Venne riacciuffato dopo 36 ore e 871 infrazioni al codice della strada accertate. Arresto immediato e distruzione del mezzo per implosione. Una volta in caserma venne codotto nella stanza degli interrogatori e qui lasciato da solo per svariate ore. Il commissario gli chiese: "Allora signor Malommo, si rende conto che stava viaggiando  a una velocità supersonica, con i fari spenti e in una strada sterrata? Cosa cavolo intendeva fare, battere il record di polvere alzata oppure sterminare più fauna possibile nel minor tempo a disposizione? Il ragazzo emaciato e titubante rispose:"Yo no quiero batter a record del mundo, me estaba cagando addoxo. Yo con mis amigos de California estaban en una fiesta, y avemos mangiado ena caterva de prugnes, y bevudo agua diaccia marmada. Yo ai sentido el vientre ruzzolar como el hugo de ragù. Por non hare figure ridicule, ai tomato la maquina e soi partido a todo sturo, por tentar  de arivar a la casa en tiempo". Il commissario allora gli disse: "Caro signor Maluomo, questa è la fandonia più grande che abbia mai sentito. Adesso la faccio accompagnare in guardiola dove trascorrerà la notte e poi, domattina, potrà contattare un avvocato per stabilire l'eventuale cauzione per uscire. Due poliziotti entrarono nella stanza, lo presero per i capelli e lo gettarono in cella. Cadde rovinosamente su un fianco. Quando alzò la testa, vide circa una cinquantina di pregiudicati, tutti bisessuali, assiepati sopra lui che lo fissavano intensamente. Tre giorni dopo fu rimesso in libertà. Di getto acquistò una minigonna mozzafiato e un Silk Epil eolico.

lunedì 17 marzo 2014

Attore a tutto tondo

Fece un sacco di provini. Anche per film minori, ma nessuno si accorgeva di lui. Recitava continuamente sia davanti alla cinepresa e sopratutto nella realtà. Quella mattina si svegliò di buonumore. Fumò una canna di arbre magique al cialis, si fece la barba con l'idraulico liquido e scese in cucina. Sua madre lo attendeva, come sempre, sopra uno skateboard. Gli preparò una tisana alla ruggine antica e due fette biscottate con l'olio di olaz. Divorò tutto in pochi secondi e decise che quel giorno avrebbe interpretato un omosessuale. Si mise del minio nelle guance, indossò un paio di pantaloni di proscimmia e salì sul suo scooter di calcestruzzo. Arrivò al distributore. Il benzinaio si avvicinò. Lui lo guardò intensamente, si spruzzò dell'alchermes  nel collo e poi gli disse: “Ciaooo Pucci, mi inserisci nel serbatoio 5 euro di carburante, Purple Rain". L'uomo lo guardò perplesso e poi gli dette un frontino fotonico: “ Se non ti levi dalle scatole subito, pederasta, ti inserisco, non nel serbatoio, ma nel retto, il manometro del gonfiaggio e ti porto a 12 atmosfere”. Dette gas e fuggì. La prima prova era  riuscita benissimo, quello zotico c'era cascato in pieno. Si recò al mercato. Appena giunto alle bancarelle, si truccò come Marcel Marceau e cantò a squarciagola “Sei come la mia moto” di Jovannotti. Il caso volle che fosse presente a questo siparietto anche un omofobo russo. L'energumeno vestito di bianco, con le scarpe di ciliegio, lo guardò schifato  e tentò di smutandarlo. A questo gesto il suo cane pastore del Caucaso che teneva saldamente al guinzaglio, azzannò ad un occhio il ragazzo, che fu miracolosamente salvato solo dall'intervento di un Pony Pizza sciita.

domenica 16 marzo 2014

siena-cesena le interviste dagli spogliatoi

 Dal Franchi.
Stefy Antonelli
"Gara risolta da un fantastico goal, ma i rigori non ce li danno..: in queste partite, contro un avversario davvero forte come il Cesena, abbiamo fatto una gran partita” dice il direttore sportivo Antonelli “ma intanto rispetto al mese scorso, i ragazzi hanno preso coscienza dell'importanza di una seria prevenzione dentale e, come risulta evidente, hanno cambiato passo. Fondamentale è stata la riunione indetta a tal proposito, in cui abbiamo chiarificato che ognuno deve provvedere personalmente a comprarsi il set necessario, perché la società non lo fornisce più. Quando non ti fischiano quei rigori, con relativa espulsione, è grave, potrebbe compromettere una partita ma anche l’intero campionato o addirittura la stabilità mentale dei giocatori più sensibili e labili psicologicamente. Abbiamo avuto solo due rigori a favore e ben otto contro. Solo combinazioni? Io voglio credere all’errore umano, ma la cosa è grave. Considerando unicamente il lato statistico è come se una persona si impianta un ponte dentale con i perni al titanio o di stagno . Abbiamo fatto 49 punti sul campo e il merito, sia quando  perdiamo che quando vinciamo, è di tutti. Siamo un buon organico, ma dobbiamo continuare a stare con i piedi per terra e tenere pulito, per evitare il prolificarsi dei germi e della terribile carie dello sportivo, ben più aggressiva di quella normale".

Marjo Beretta

 “Venerdì abbiamo bevuto, tutti insieme, mojito biologico e si è visto. Le bevande salutari sono la benzina per i muscoli. Non abbiamo concesso molti tiri in porta al Cesena , imbottito di attaccanti, poi c’è stato il rigore clamoroso non concesso e un palo. Agli arbitri dovrebbero essere inibiti dai bar nei tre giorni precedenti al match. Potevamo gestire meglio la partita, ma sono contento della prestazione. Forse qualche ripartenza poteva essere gestita diversamente? Si, potevamo fare ripartenze migliori, ma bisogna tener conto degli avversari. Sono gente di mare, scaltra, abbronzata e con due province. Se, con un'acqua ingiovareccia, riescono a portare migliaia di turisti ogni estate, un motivo ci sarà pure. Sicuramente potevamo chiuderla prima. L’importante, ripeto, è la prestazione e questo ragazzi stanno fornendo sempre prove ottime. Anche oggi abbiamo creato 4 o 5 palle goal”.
Pulzetti è stato ancora bravo nella posizione più avanzata: “Ha fatto un gran lavoro, lui è buono per tutte le stagioni, dovunque lo metti, trangugia un sacco di birra e non gli gonfia per niente lo stomaco”.
Gli avversari si dicono impressionati dalla tenuta atletica del Siena: “sotto quell’aspetto siamo a valvola. I preparatori stanno facendo un gran lavoro. Usiamo scarpe da ginnastica basse e tute traspiranti, che riusciamo a prendere in prestito, con la promessa di restituirle lavate.Stiamo lavorando bene, beviamo il giusto, siamo sereni, non solo fisicamente. Andiamo avanti partita per partita come stiamo facendo da otto mesi e le cose non cambieranno adesso”.
Ad Avellino Belmonte non ci sarà, assenza importante? ”Avrà modo di riposarsi e magari festeggiare il suo primo gol da professionista, con del Brunello offerto da uno sponsor. Avrà modo di tornare utile dopo pochi giorni visto che giocheremo martedì, almeno sarà una camera in meno da pagare, mettiamola così”.

venerdì 14 marzo 2014

La ramanzina



"Fammi scendere da questa macchina, non voglio rimanere qui un minuto di più. Odio te e tutti i tuoi amici. Parassiti, edere orticanti, ignifughi, stagni ed anche androgini, ecco quello che siete. In branco vi sentite forti, non è vero?   Mi sembrate come dei radical-chic, ma improntati su di una dialettica diversa, oltranzista e pure banale. Vorreste vincere, ma non giocate. Preferite la scopa di gobbo al regio quarto. Bella forza. Che dire poi del superomismo che tanto sbandierate, modellato su un clichè ovvio,conformista e omista. Altro che emancipazione.  Il colesterolo si abbatte con una vita sana, non con lo yogurt.Il vostro modello, lo stereotipo che vi impegnate a seguire, è un vitello dai piedi di balza, che, oltretutto, poggia su un pavimento di pellet. Credere di essere precettori e, allo stesso tempo, forieri di pseudo-verità pre-confezionate non fa che aggravare la vostra immagine squadrista. Gli All Black lo possono perpetrare, voi di certo no La teresina si gioca a carte scoperte e a sette e mezzo conviene sempre stare. Prendetevi, una buona volta, le vostre responsabilità. Se la benzina costa troppo mettete il metano.Iscrivetevi agli sciovinisti. Detenuti in prigioni opalescenti, sognerete prati irrorati di vespe e calabroni. Ma la vostra esigua mente dovrà essere libera da ristagni  pericolosi, umettati. Per i dolori usate il Voltaren, per digerire il bicarbonato. Ma voi, purtroppo, siete come i calamari giganti o, ancor meglio, come un palazzo nero con le finestre colorate. Finitela. Abbassate le armi e pagate le multe entro cinque giorni, che vi fanno lo sconto. Ampliate e poi condonate.Smettete di essere così desueti, il mondo corre veloce e i cinesi sono una nidiata".
Scese.

il giostraio

Tutto quello che riuscì a vedere fu un'enorme bagliore dal lunotto posteriore. Una scritta a led rossi campeggiava maestosa: "Totò'nnammurato". Un tir mastodontico lo aveva tamponato in piena autostrada. Il contatto era stato così violento, che la sua auto, una Zastava Dabroska, prese il volo finendo direttamente all'interno di un Autogrill sopraelevato. Improvvisamente si trovò nel bel mezzo di un'ampia scelta di menù attraenti:1) cappuccino + brioche + succo solo 24 € con omaggio di una magnum di dopobarba Mennen 2) caffè + muffin al cioccolato + gatto siamese in peluche + mini-forma di parmigiano + nuovo phon a soffitto, prezzo incalcolabile. "Non siamo mica al Mac Drive giovanotto", gli disse un signore anziano con i capelli scamosciati, "scenda da questa macchina squadrata e faccia la fila come tutti". Cercò di aprire la portiera, ma un nuvolo di piccoli Sinti lo aveva subito accerchiato. In pochi attimi sparirono portafoglio, orologio, sterzo e cruscotto in radica di mogano. Pianse a dirotto. Avrebbe voluto andarsene per stare un pò solo con il suo io. L'auto però non passava dalle scale a chiocciola, nemmeno di traverso. Stressato anche dalla barista che, con un'insistenza spropositata, voleva ad ogni costo sapere quale menù volesse ordinare, ingranò la marcia e si gettò a folle velocità dalla vetrata del self-service. Cadde sopra ad un camion del Luna-Park.  I padroni, una nutrita e cerbera famiglia Kazaca, accostarono alla prima piazzola per sincerarsi dell'accaduto. Il mezzo nell'urto aveva completamente distrutto tutti gli specchi della Casa degli Specchi e la biglietteria, compresa la signorina sorpesa al suo interno. Dopo averlo offeso in cirillico, lo avevano percosso selvaggiamente e privato della libertà. Ancora oggi, a molti anni di distanza, deve ancora finire di saldare il debito e, per questo, lavora 12 ore ininterrottamente, come parcheggiatore di auto-scontro. Il suo sogno è quello di aprire una ruota panoramica in plexiglas.

mercoledì 12 marzo 2014

Storie indiane



Tasso Alcolico capo della tribù degli Invalvolati era cresciuto in cattività. Mordeva chiunque gli si avvicinava, sputava puntualmente i ciccioli e ogni Santo Natale, nella letterina, chiedeva a Wanka Tanka una pista Polistil. A sorpresa però, una volta svezzato, iniziò ad assumere alcuni atteggiamenti effemminati, tanto che suo padre, Nerchia Addirizzata, all’età di 8 anni  lo portò, senza tanti fronzoli, dalla zia Vulva Appropriata. La donna navigata lo introdusse al piacere, onde prevenire spiacevoli deviazioni nel proseguo della sua vita. Al ragazzo non solo piacque, ma in breve tempo si trasformò addirittura in un’ossessione quasi maniacale. I familiari oltremodo preoccupati, prima lo fecero seguire da Pensiero Incipiente rinomato dottore della mente e poi, fallito il tentativo, lo ammansirono con una quantità smodata giornaliera di bromuro sciolto nel cappuccino mattutino. Dopo un  comprensibile periodo di sbandamento, il ragazzo sembrò però superare il problema con facilità. Un giorno, mentre si stava modellando una parrucca di bisonte alla moda, la intravide. Il loro sguardo s’incrociò per alcuni istanti. Era Corsia di Sorpasso, figlia di Cartello dell’Anasse, sindacalista convinto della confinante tribù rivale degli Indaffarati. Il pericolo era papabile. Non solo per una questione familiare, ma, soprattutto, perché si poteva innescare una guerra fratricida fra le due tribù, di cui avrebbero sicuramente approfittato gli Arapaho, da anni pronti a tutto pur di ottenere la pulizia delle strade a giorni alterni. Dopo un lungo periodo di fidanzamento clandestino, in cui dovettero camuffarsi da totem, si sposarono ed ebbero 36 figli siamesi, tutti maschi.

martedì 11 marzo 2014

i danni dell'amore



Il momento non era dei migliori. La fidanzata l’aveva lasciato dopo ventisei anni di convivenza, per un camionista slavo incensurato. Nemmeno il prete nel confessionale lo aveva consolato, anzi gli impose di perdonare la donna e recitare un atto di dolore in ladino per ottenere l’assoluzione dai suoi peccati. Furibondo, era uscito dalla chiesa e aveva bestemmiato, per una buona mezz’ora, negli orecchi di un inconsapevole chierichetto  fijiano. Il pomeriggio seguente li vide baciarsi in pubblico, davanti ad una fermata dell’autobus, in cui erano assiepate una caterva di persone di ogni continente ed etnia. In preda alla collera, acquistò una bottiglia di grappa Nardini da 2 litri, vi avvolse il fazzoletto da naso e, credendo che fungesse da molotov, la incendiò scagliandola in mezzo alla folla. Colpì al basso ventre un cieco. La bottiglia non esplose e si ruppe in migliaia di frammenti. Uno stuolo imprecisato di uomini imprecisati lo inseguì. In preda al panico, entrò in un centro commerciale per sfuggire al linciaggio e si chiuse per tre giorni in una lavasciuga industriale esposta nell’andito d’entrata. Uscì solo perché doveva andare d’intestino. Dopo alcuni giorni, ripresosi dallo spavento, decise che doveva reagire e per consolarsi affittò una escort di alto bordo. Non riusciva a combinare granché, assillato com’era dalla figura dell’ex-fidanzata. Iniziò a bere per offuscare ogni pensiero malinconico. Cadde in uno stato di profonda incoscienza mistica. Alle cinque del mattino si svegliò all’interno di una rotonda di cactus bonsai. Perse la macchina. Il mezzo venne ritrovato dalla polizia informatica 14 anni più tardi in un negozio vintage online, ad un’asta “compralo subito”.

venerdì 7 marzo 2014

Per me, in ogni dove, sarai sempre una rockstar.
Il blog rimarrà chiuso fino a martedì, quei pochi che mi leggono farebbero lo stesso.

giovedì 6 marzo 2014

le verità di Adam Kadmon

Le verità di Adam Kadmon:

1) Occorre porre molta attenzione quando si guarda la fiction Don Matteo. La Rai, attraverso esso, ci vuole istigare alla rivolta sociale. Ponete il caso che Terence Hill all'età di 74 anni, sferri un potente calcio nelle reni ad un cardinale molto più giovane di lui. Ecco, attraverso la trasposizione di questo breve avvenimento catodico, il telespettatore viene fomentato, a livello subconscionale, alla ribellione verso i centri di potere, come il Comune o la Provincia. Mettiamo quindi il caso che, dopo avere visto tale puntata, ci troviamo davanti ad un vigile urbano che ci sta facendo una giga-multa. Sicuramente una persona normale, cioè non alterata, come minimo, gli potrà augurare con il pensiero una morte lenta e dolorosa, mentre un'aizzato, come minimo, lo torturerà con l'intenzione di redimerlo e riportarlo all'essenza della vita, facendogli completamente rimuovere ogni riferimento a quella professione..
2) Quando c'è il circo in città, bisogna assolutamente ricordarsi di chiudere le finestre, perchè aumentano a dismisura i furti.
3) Chi produce la droga chimica non la prova. Quelli più scrupolosi la testano su dei criceti albini. Se, entro ventiquattr'ore diventano brizzolati, allora è buona per l'europa altrimenti va spedita in Cina.
4) Quei pochi eletti che sanno leggere una busta paga, in  ogni sua parte,appartengono ad una ristretta cerchia di persone che muovono le fila della politica mondiale. Essi possono, in ogni momento, promuovere guerre fratricide o indirizzare il risultato della finale di Coppa del Mondo di Calcio. Ma non solo. Possono farsi tagliare un prosciutto crudo intero a fette fine quasi strappate oppure parlare per ore con un guardalinee senza offenderlo.
5) Un vegano è un'oriundo che non mangia carne e non si veste di pelle.


mercoledì 5 marzo 2014

amarcord




Campionato serie C2 84/85, la partita è importantissima e soprattutto si gioca con un’eterna rivale la Lucchese.
Occorre preparare una coreografia degna di un colossal televisivo.
Il giovedì precedente all’incontro partiamo in tre capeggiati da Paolo Castellarin, al secolo Pietro Micca, Paolo Boero ecc., destinazione Ponsacco, dove è situata l’azienda pirotecnica di due imprecisati fratelli napoletani.
Il viaggio scorre tranquillo, tra racconti di serate in night-club e scazzottate domenicali, fino a che non arriviamo a destinazione, dove ci troviamo di fronte a due capannoni in lamierino ondulato, imbottiti di ogni ben di dio.
Paolo si gasa smodatamente e compra di tutto: missili stile quelli usati da Wil Coyote, raudi giganteschi, torce di fabbricazione bellica, petardi della costiera Amalfitana ecc., arrivando persino ad ipotizzare, in preda ad un estasi mistica, l’organizzazione di un vero e proprio spettacolo pirotecnico da affidare direttamente ai due banditi , offrendogli tutto il supporto logistico necessario.
Troppo caro e poco intelligente anche per loro.
La domenica del match, ho il privilegio di poter vedere tutto dalla pista di atletica, in quanto devo sventolare l’indimenticato bandierone con il cuore.
Lo scatolone pieno di materiale bellico viene posto al centro della gradinata, Paolo lo vigila ma non troppo, intento com’è ad illustrare agli altri tifosi presenti, le caratteristiche tecniche di ognuno dei vari pezzi acquistati.
Come spesso accade in queste circostanze, un furbone di cui non ricordo l’identità, accende una torcia nelle vicinanze della polveriera, ed alcune faippole incandescenti vi cadono dentro.
Inizia quasi istantaneamente un fragore infinito, del tutto similare ad un temporale estivo.
Immediatamente si genera una situazione di panico generale con conseguente fuga incontrollata di tutti gli spettatori verso le estremità della gradinata.
Solo Paolo  rimane stoicamente al proprio posto cercando invano  di far mantenere la calma.
Dopo qualche istante inizia la deflagrazione vera e propria.
Razzi che partono in tutte le direzioni, botti da bombardamento di B-52, i quali, inevitabilmente, generano una coltre di fumo spettrale che avvolge tutta la zona.
Dopo almeno 15 minuti di battaglia, che sono una vita, gli scoppi iniziano ad essere sporadici e la gente inizia pian piano e con una certa introspezione a tornare verso il luogo del misfatto.
La nebbia artificiale comincia lentamente a disperdersi ed attorniato da vapori sulfurei, come un abitante di un girone infernale, ricompare come per  magia, il nostro eroe.
E’ sempre vivo ma soprattutto è in piedi, il ciuffo struffato, l’impermeabile beige lungo  con cintura in vita a brandelli, che lo fa apparire come barbone metropolitano ed in faccia si denota un’escoriazione posizionata sullo zigomo sinistro, la cui sagoma ricorda molto la forma della Corsica.
Un coro impressionante Siena-Siena a tutta gradinata, generato, con tutta probabilità, dalle bicchierate di adrenalina accumulatesi nei lunghi istanti di caos, sancisce la scampata strage e infonde in tutti i presenti, un entusiasmo smodato difficilmente raggiungibile anche in un derby particolarmente sentito.