Il momento non era dei migliori. La fidanzata l’aveva
lasciato dopo ventisei anni di convivenza, per un camionista slavo incensurato.
Nemmeno il prete nel confessionale lo aveva consolato, anzi gli impose di
perdonare la donna e recitare un atto di dolore in ladino per ottenere
l’assoluzione dai suoi peccati. Furibondo, era uscito dalla chiesa e aveva
bestemmiato, per una buona mezz’ora, negli orecchi di un inconsapevole chierichetto
fijiano. Il pomeriggio seguente li vide
baciarsi in pubblico, davanti ad una fermata dell’autobus, in cui erano
assiepate una caterva di persone di ogni continente ed etnia. In preda alla
collera, acquistò una bottiglia di grappa Nardini da 2 litri, vi avvolse il
fazzoletto da naso e, credendo che fungesse da molotov, la incendiò
scagliandola in mezzo alla folla. Colpì al basso ventre un cieco. La bottiglia
non esplose e si ruppe in migliaia di frammenti. Uno stuolo imprecisato di
uomini imprecisati lo inseguì. In preda al panico, entrò in un centro
commerciale per sfuggire al linciaggio e si chiuse per tre giorni in una
lavasciuga industriale esposta nell’andito d’entrata. Uscì solo perché doveva
andare d’intestino. Dopo alcuni giorni, ripresosi dallo spavento, decise che
doveva reagire e per consolarsi affittò una escort di alto bordo. Non riusciva
a combinare granché, assillato com’era dalla figura dell’ex-fidanzata. Iniziò a
bere per offuscare ogni pensiero malinconico. Cadde in uno stato di profonda incoscienza
mistica. Alle cinque del mattino si svegliò all’interno di una rotonda di
cactus bonsai. Perse la macchina. Il mezzo venne ritrovato dalla polizia informatica 14 anni più tardi in
un negozio vintage online, ad un’asta “compralo subito”.
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