lunedì 24 marzo 2014

il diaccio si strugge e doventa pantano

Tenne il cavallo sotto frusta per tutto il primo giro. All'inizio del secondo però, il temibile Bisunto, purosangue arabo di quattro anni, con alla guida Efisio Marianeddu, lo passò inesorabilmente all'esterno. Troppa differenza. Cercò di prendergli la scia, ma il galoppo era diverso. Iniziò a nerbare la povera bestia con violenza.L'animale probabilmente capì che stava per morire di fatica e si ribellò impennandosi. Cadde a terra e fu pestato da tutti i destrieri che inseguivano. Si rialzò come in ipnosi e poi svenne. Quando riprese conoscenza, si rese conto che era miracolosamente illeso, niente di rotto solo alcune escoriazioni facciali. Quella fu la sua ultima corsa. Tornò a casa, si gettò stremato sul divano ed accese la televisione. Proprio in quel momento stavano trasmettendo un  servizio sul suo spaventoso incidente. Si vide e capì che in cielo non l'avevano voluto. Rifletté sulla fugacità della vita. Ripensò a tutte le occasioni che, per pigrizia o preconcetto, aveva lasciato per strada. Senza accorgersene, per il nervoso mangiò un boccale di vetro da birra e la calamita della torre Eiffel. Lucido e deciso telefonò alla madre e le disse che entro qualche giorno sarebbe partito per l'Antartide, onde coronare il suo sogno e vedere la marcia dei pinguini. Per arrivare impiegò tre anni, in quanto fallirono due tour-operator cui si appoggiava e poi, ciliegina sulla torta, la rompi-ghiaccio urtò un iceberg e vi rimase infilata per sette mesi, finchè fece capolino una tiepida estate polare. Sbarcato a Capo Horn prese una slitta con i cani e , senza alcuna cognizione, partì all'avventura. Quando aprì gli occhi era dentro un igloo. Una donnona esquimese lo aveva salvato da un'assideramento certo, dopo aver cappottato con la slitta a quasi 120 km/h. Aveva la faccia rotonda come un pan co'santi, le dita del diametro di un palo della luce ed era alta quanto una bombola del gas per le cucine industriali. Gli cantò, con voce rauca, per circa tutto il pomeriggio, una ninna-nanna Inuit tristissima. Verso sera iniziò ad abbracciarlo. Lo spogliò e iniziarono a fare l'amore. Era un diaccio si ballettava. Sentì dei passi. Prima di poter fare qualsiasi cosa, entrò il marito. Enorme. Vestito con un orso bianco che aveva ucciso a manate quella mattina stessa. Tentò disperatamente di fuggire, ma rimase con i piedi appiccicati al ghiaccio. Da quel giorno quando odono latrare nella notte, gli esquimesi credono che sia l'anima dell'occidentale ignudo che non trova pace.

Nessun commento:

Posta un commento