venerdì 21 marzo 2014

Il faraone moderno

Tutti quegli egiziani invasati lo avevano scocciato. Lui, Voltaren II, faraone della terza dinastia, voleva pensare alla gnocca più che all'aldilà. Fin da piccolo aveva ricevuto un'educazione rigida fatta di dei , costellazioni e credenze radicate. Ogni giorno il sacerdote Virilosi lo costringeva a studiare la matematica, le stelle e le mummie. Una volta finita la parte filosofica poi, non soddisfatto, lo catechizzava sui concetti-base della società egizia:1) ogni giorno il sole sorge e dopo molte ore tramonta  2) introduzione dell'ora legale 3) se il Nilo esonda, esonda 4) una volta nati tocca morire 5) di notte è buio. Il suo precettore si arrovellava talmente su tali temi che a lui sembrava, più che un saggio, un malato di mente. Mentre doveva seguire queste fastidiose lezioni, occupava il tempo 
con fantasie sessuali marcate immaginando le schiave che servivano a palazzo in atteggiamenti libertini, oppure si trastullava di nascosto su delle steli di pietra a luci rosse, particolarmente piccanti per il periodo. Quando suo padre Cortisone III morì per una tremenda ernia al disco, nonostante la giovane età e la notevole reticenza degli scribi a vita, dovuta al suo tenore di vita assai frivolo, salì al potere. La cerimonia d'insediamento fu maestosa. Fece costruire tre carri di quarzo persiano pregiatissimo. Nel primo prese posto il dj Chetamina V, sua sorella, nonché vocalist, Efredina e un'impianto fantasmagorico in calcare di Giza da 10.000 decibel. Nel secondo approntò un night club con femmine di Eufrate a pagamento e nel terzo una lap-dance su obelischi della Mesopotamia. Il suo regno segnò un profondo spartiacque con il passato. Il consumo di cocaina e profilattici colorati schizzarono alle stelle, mentre precipitò la lobby dei muratori di templi funerei, anche in relazione alla giusta reputazione di iettatori che si diffuse in tutto il paese. Dopo tre anni di comando, perse la vita in  un banale incidente al Rally dei Faraoni.

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