mercoledì 9 aprile 2014

il centro commerciale

"Provvederò quanto prima a saldare il mio debito, ne stia certo. Sono un uomo di parola. Mai in vita mia ho tradito le aspettative di chi mi era creditore e non inizierò proprio adesso. Come ha potuto constatare, avrei potuto fuggire senza alcun problema, ma non l'ho fatto. La dignità e l'onore per me sono più importanti del denaro. Voglio continuare a camminare a testa alta, non nascondermi come un latitante. Mi lasci, per favore, ancora alcuni giorni di tempo e le prometto che avrà tutti i suoi soldi sopra questa scrivania e poi non ci vedremo mai più". Lo strozzino fece un cenno quasi impercettibile alle guardie del corpo che istantaneamente lo lasciarono libero. La tortura era durata diverse ore. La sofferenza che aveva provato non si poteva descrivere. Cercò di ricomporsi quanto più possibile e si avviò verso la porta d'uscita. Quando stava per girare la maniglia, uno dei due ceffi sistemò un pallone di cuoio sulla moquette e fece partire un fendente di collo piede che lo colpì tra capo e collo, togliendogli il respiro. Senza voltarsi riuscì ad aprire e scese a passo celere le scale. Ancora per poco, ma era vivo. Arrivato in strada iniziò a pensare a come venire fuori da quella situazione. Dove poteva trovare, un mediocre come lui, una tale somma di denaro? Sicuramente aveva già un aguzzino alle calcagna che lo seguiva onde evitare che scappasse. Entrò in un internet point e provò a vedere quanto veniva pagato al dettaglio un rene. Niente, troppa offerta e  il prezzo era ai minimi storici. Inziò a disperare seriamente. Cercò di scacciare i pensieri più nefasti perchè aveva poco tempo e doveva agire, non piangersi addosso. Però non era lucido. Prese un bicarbonato caldo con limone. Il cervello lentamente iniziò a inviare segnali di vita. Poteva fare una rapina a mano armata, oppure assaltare un furgone porta-valori o meglio rapire Leo Messi e minacciare di slogargli il piede sinistro senza pietà e pretendere un riscatto robusto. Mentre era assorto in queste considerazioni, inciampò in un'asfaltatrice e ciò lo riportò alla ragione. Prese una decisione fulminea. Il giorno seguente avrebbe rapinato la gioielleria di suo cugino. Niente di più facile. La mattina, per la tensione nervosa, non si lavò i denti e, pur essendo  un  super-regolarone, nemmeno provò ad andare d'intestino. Brutto segno. Chiamò un taxi e si fece accompagnare ad alcune centinaia di metri dal luogo prescelto, voleva fare due passi per diminuire l'angoscia. Arrivò davanti al negozio, il cugino felice di vederlo lo salutò con un gran sorriso e gli aprì la porta blindata. Entrò quasi impacciato. Si abbracciarono fraternamente. Quando decise di estrarre la pistola dalla giacca, dal bagno uscì Don Matteo che stava benedicendo le case per le festività pasquali ed era stato colto da un'improvviso, quanto provvidenziale, attacco di colite virulenta. Non se la sentì, lasciò perdere. La disonestà molto probabilmente non faceva per lui. Cosciente e convinto, decise di costituirsi e denunciare i suoi persecutori. Ad oggi gli sono dedicate due piazze, un viale e un centro commerciale.

Nessun commento:

Posta un commento