lunedì 5 maggio 2014

la richiesta

Lo speaker stava leggendo le formazioni. Nonostante il frastuono infernale dei tifosi, rimase concentrato. Appena udì il nome di suo figlio scattò in pedi, impugnò il kalashnikov e smitragliò in aria per due lunghissimi minuti. Terminate le munizioni,  rivolse di nuovo lo sguardo verso lo stadio e vide, con stupore, circa 65.000 persone sdraiate a terra con le mani sopra alla testa. Un silenzio di tomba avvolgeva l'impianto. Pensò che fossero impazziti tutti nello stesso momento, anche se gli sembrò quantomeno strano. Prima di poter elaborare una risposta plausibile,  si sentì afferrare da due energumeni vestiti di eco-pelle con dei passamontagna a coprirne il volto. L'arma schizzò nei seggiolini sottostanti. Non intuiva chi fossero e cosa potessero volere da lui quei due facinorosi. Usando le sue cognizioni avanzate di escapologia, in un nano-secondo riuscì, senza fatica, a sottrarsi alla presa. Poi, avvalendosi delle sue doti atletiche non indifferenti, balzando di posto in posto come un giovane cerbiatto, si indirizzò verso l'uscita del settore. Raggiunta la scala di sfollamento, quando credeva di essere fuori pericolo, un cecchino appostato sopra ad un'altana della gradinata, gli sparò un colpo centrandolo in pieno addome. L'eco dello sparò destò gli spettatori che si rialzarono da terra attoniti. Il proiettile gli perforò la gabbia toracica, ma fortunatamente non intaccò organi vitali. Approfittò del caos generale per ricucirsi la ferita sia davanti che dietro. Usando dei pezzi di acciaio temprato, che ricavò rompendo delle transenne, costruì in pochi secondi un rudimentale ma efficace bazooka. Con il plexiglas delle protezioni invece fabbricò una specie di fortino antiproiettile e,  indietreggiando astutamente, riuscì a conquistare una postazione televisiva in posizione privilegiata. Mediante un blitz fulmineo prese in ostaggio settantaquattro stewart vestiti fosforescnti, che usò come scudi umani ammassandoli uno sopra l'altro, come sacchi di sabbia per le esondazioni. Lo stadio venne fatto evacuare. Una volta  completata questa delicatissima operazione,  le forze dell'ordine  in assetto anti-sommossa si schierarono pronti all'attacco. Lo spettro di una strage d'innocenti però ritardava le operazioni. Il fuggitivo allora approfittò della situazione e, tramite sms, inviò al capo della polizia le sue condizioni di resa. Chiedeva il ripristino della segatura davanti alla porta, l'abolizione delle scarpe colorate dei giocatori, il ritorno alla numerazione dall'uno all'undici per i titolari e la cancellazione del fuorigioco, così che le squadre potessero allungarsi con la possibilità di rivedere finalmente qualche giocata tecnica. A questa richiesta infausta, i vertici del potere ordinarono l'attacco senza alcuno scrupolo. Fu una carneficina.

Nessun commento:

Posta un commento