giovedì 22 maggio 2014

Aleksej Grigor'evič Stachanov

La giornata non era delle migliori. Dal cielo pioveva a dirotto e, come se non bastasse, un vento gelido sferzava imperterrito alimentando reumatismi, rachide cervicale e dolori alle ossa. Con queste premesse era iniziata la tappa più importante di quel magnifico Giro d'Italia. Torino-Passo dello Stelvio, per un totale di 367 km. Un dislivello impressionante di 15897 metri distribuiti in sette valichi alpini. Nell'ordine: Passo dei Romaioli di prima categoria 2569 metri, Passo del Moccolo seconda categoria 2347 metri, Passo Auzzo terza categoria 1420 metri, Passo Minucci prima categoria 2604 metri, Passo dell'Olghina terza categoria 180 metri, Passo di Gattabuia a Santo Spirito prima categoria 2606 metri e infine il terrificante arrivo sul Passo dello Stelvio a 2758 metri. Lui, Scaleo Del Pendio, indossava la maglia rosa quasi per caso, avendola conquistata nella tappa con arrivo a Trieste , quando il 95% dei corridori era caduto un una foiba profonda e non segnalata. Quel giorno però era ferocemente determinato a resistere agli attacchi e ciò avrebbe significato la prestigiosa vittoria finale della corsa che fu di Fausto Coppi, Gino Bartali, Eddy Merckx,Vittorio Adorni, Fausto Bertoglio e molti altri. Il suo principale antagonista si chiamava Passista Tiglioso, 25 anni, nato in Lichtenstein ma residente fin da piccolo a Grotti, un piccolo borgo del comune di Sovicille in provincia di Siena. La sua dotemaggiore era la soglia del dolore molto alta ed infatti risalì per primo dalla foiba, calpestando senza pietà ogni povero ciclista che tentava di arrampicarsi per la parete irta e scivolosa. Le condizioni metereologiche infauste sembravano avvantaggiare lo sfidante, tanto che appena passato il km 0 attaccò immediatamente con due compagni. Nell'ilarità del gruppo la fuga prese campo fino a raggiungere un distacco vicino alle due ore. Ai piedi del Moccolo inziò una fitta nevicata mista a acqua. Il quartetto in fuga decise di fermarsi alla prima baita per un punch al mandarino e pollo arrosto allevato a terra, onde lenire il freddo e i morsi della fame. La notizia in pochi secondi raggiunse il gruppo che, invece di tirare alla morte, per rintuzzare lo svantaggio decise anch'esso per una fermata presso un birrificio tirolese. Stanchi e stremati, fuggitivi e inseguitori, di comune accordo optarono per trascorrere la notte al caldo. All'alba, quando il diaccio si strusse, inforcarono di nuovo le biciclette e la corsa riprese. Sul Passo Minucci, ventidue ciclisti vennero arrestati dagli alpini per aver tagliato il tragitto. La corsa si decise sulla penultima asperità del Passo Gattabuia di Santo Spirito dove la maglia rosa scatenò una reazione violenta. Aiutato dalle spinte dei suoi sostenitori, i Guerrieri Mussai, la maglia rosa Scaleo del Pendio, nei 75 chilometri dell'ascesa, facendo uso improprio di alcune misteriose supposte per via rettale, riacciuffa e supera i battistrada, addirittura nerbandoli con un ramo di pungitopo, al momento del sorpasso. Il finale è un trionfo. Nei 25 km finali di salita, non solo aumenta il vantaggio ma, ad ognuno dei 48 tornanti, beve un bicchiere di grappa insieme ad ogni gruppo di sportivi alcolizzati. In vista del traguardo con quasi quaranta minuti di vantaggio e la vittoria finale in tasca, dopo il gesto del cristiano, dedicherà la vittoria, alzando le braccia la cielo, al suo idolo Aleksej Grigor'evič Stachanov minatore sovietico, idolo di suo padre e suo nonno

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