mercoledì 7 maggio 2014

il mostro tortello

Il bosco si faceva sempre più fitto. Dopo otto ore filate di cammino, iniziò a preoccuparsi. Forse si era perso. In più, stava scendendo l'oscurità. Decise di costruirsi un riparo per la notte. Estirpò una quercia e la capovolse, poi la recintò con delle foglie secche e ribes. Scavò, tutto attorno al recinto, un fossato profondo quindici metri per difendersi dalle bestie affamate. Calarono le tenebre. Un'upupa planò sul rifugio e poi iniziò una danza sinuosa per trovare velocemente una compagna anche occasionale. Il rumore era insopportabile. Si gettò dentro la chioma della pianta per cercare riposo, ma con quella confusione, prendere sonno era un 'utopia comunista. Con un guizzo felino afferrò l'upupa per una zampa e la strangolò senza pietà. Gli striduli del povero volatile attirarono molti altri pennuti. La tensione, quando questi si accorsero del misfatto, era papabile e, per riportare la calma, l'uomo tirò fuori dallo zaino uno specchio. L'espediente sorbì l'effetto sperato. Gli uccelli si zittirono ed iniziarono a rimirarsi, alcuni si pitturarono il becco, altri inalarono il popper e caddero a terra estasiati e contenti. Si addormentò. Sfinito, anche di cervello, durante il sonno con la mente svariò dalla battaglia delle Termopili, al rave di Cusago, passando dalla Liegi-Bastogne-Liegi e infine alla conquista del K2. Dopo circa tre ore di sonno profondo, fu bruscamente svegliato da un ruggito. Scostò alcuni rami che gli si erano conficcati nelle costole per vedere cosa avesse davanti. Si paventò un mostro mai visto, un'animale sconosciuto anche agli studiosi. Sei zampe tutte diverse tra loro, testa gigante di forma ellittica,  bocca spaventosa decorata da tre file di denti, un solo occhio e nessun tipo di naso. Sulla schiena si stagliava una pinna da squalo fucsia e la coda non era attaccata al corpo, ma costituiva una parte a se stante. Spalancando le fauci alla massima apertura emetteva un verso sinistro, gutturale, che paralizzava dal terrore il malcapitato che si trovava di fronte. Così successe. Si vide esanime in bocca alla bestia. Poi si ricordò di avere in tasca dei chewing-gum all'ossobuco. Fischiò fortissimo e poi lanciò una gomma americana alla creatura spaventosa. Questa annusò l'incarto, poi alzò una zampa per ringraziamento ed iniziò a masticare. Non avendo mai provato niente di simile, iniziò a cinguettare e sculettare vistosamente. La scena venne notata da un branco di elefanti razzisti. Venne preso di forza e sodomizzato da ogni componente. Divenne un mostro aggraziato, a cui tutti gli animali del bosco si rivolgevano per avere consigli di cuore e di stile.

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