sabato 7 giugno 2014

il mennonita

Cercò di uscire in fretta da quello scantinato. La bomba ad orologeria, che i suoi amici terroristi avevano innescato e che lui era stato costretto a nascondere, sarebbe detonata entro pochi minuti. Certo, far esplodere il Dopolavoro Mussulmano, era un'azione altamente pericolosa ma soprattutto di risonanza nazionale se non, addirittura, mondiale. Un piano semplice ma efficace. Si era trattato in definitiva di scavare un tunnel di 46 km, ad una profondità media di 22 metri per arrivare a colpire l'obbiettivo sensibile prescelto. I lavori di preparazione erano durati due anni, molti mesi in più del previsto, perchè si erano materializzate difficoltà di varia natura, come, ad esempio, l'incontro con una sorgiva solfurea, o il ritrovamento di una città sepolta sotterranea , con ogni probabilità Atlantide. Tutto però era stato brillantemente risolto e superato, anche grazie all'apporto di alcuni robot completamente autosufficienti, non irredentisti, ma sottomessi al volere dei padroni. Dunque, dopo essere stato ricattato, aveva preso la scatola metallica contenente l'esplosivo plastico e si era infilato di gran lena nel tunnel. Al termine di esso, percorrendo carponi un condotto dell'aria si era trovato nel locale autoclave ed addolcitore, esattamente dove doveva deporre l'ordigno. L'ordine del comando era perentorio. Quattro minuti per allontanarsi prima del botto. Non potendo percorrere al contrario la strada dell'andata, in quanto si poteva presumere che la deflagrazione avesse fatto crollare il cunicolo, salì le scale vestito con un burka acquistato on-line e perciò senza prova, che rimaneva corto lasciando bene in vista le caviglie massicce. Poco male, doveva uscire senza tanti fronzoli e in fretta. Alla fine della prima rampa trovò due marocchini che si picchiavano per futili motivi. Li scansò. Uno dei due, mentre mulinellava, cercò di toccargli il sedere. Corse, saltando due scalini alla volta. Trovò un'indonesiano fulminato che stava fumando  un barattolo di hennè e lo superò saltandolo fosbury e infine, proprio quando stava intravedendo il portone di uscita inciampò in uno sciamano del bangladesh perfettamente mimetizzato con il pavimento ad arabeschi. L'uomo, un fascio di nervi completamente padrone del suo corpo, si irrigidì talmente che divenne un muro a secco. L'impatto fu terribile. Cadde a terra, sbattendo violentemente la testa. L'esplosione fu spaventosa. Esanime, venne scaraventato sopra ad un cassone di un camion pieno di eternit da smaltire. Prima di arrivare a destinazione il mezzo fu deviato in una strada secondaria e poi, calata la notte, condotto a fari spenti sull'estremità di un burrone dove venne rovesciato tutto il contenuto. Riuscì miracolosamente a fuggire, prima che tonnellate di terra ricoprissero la voragine. Come voto per lo scampato pericolo divenne un mennonita integralista e non conobbe mai più tecnologia nella sua vita.

Nessun commento:

Posta un commento