lunedì 2 giugno 2014

Fiona Vaginova

Prima di tutto occorreva sedare la rivolta e poi, in un secondo momento, si poteva pensare di arrestare gli istigatori e finalmente torturarli senza remore alcuna. Tutto era iniziato quando "Tony il sanguinario" e "Jack il troiaio", approfittando dello spettacolo di San Silvestro, avevano istigato gli altri detenuti a ribellarsi contro le nuove misure di sicurezza, a loro parere, esageratamente restrittive. La serata, allietata dalla ballerina bielorussa Fiona Vaginova, ad un cenno prestabilito dei due malavitosi, si era trasformata in un'inferno. I secondini, presi alla sprovvista e inebriati dai fumi dell'alcool, non avevano saputo arginare la sommossa e i galeotti si erano impadroniti del'ala B dell'edificio con estrema facilità. La povera Fiona, rimasta intrappolata, non aveva potuto che accontentare ogni richiesta di tutti quegli uomini a secco di sesso da molti anni. Fefè Ruoppolo, noto esponente della cosca dei Sinagra, in gattabuia da oltre 35 anni per omicidio plurimo spietato e senza rimorso, aveva riprovato il piacere dell'amplesso per ben 127 volte, prima di essere scalzato da "Tano 'a bestia", stufo di attendere così tanto tempo. La porzione di edificio dove si erano barricati i detenuti, venne immediatamente circondata da una squadra speciale di polizia, formata da circa trecento tiratori scelti e una congrega di militari appartenenti al battaglione San Marco. A parte le urla di piacere dei primi due giorni di sommossa, nessun segnale acustico proveniva dalla zona occupata. Le forze dell'ordine comandate dal commissario Lo Gatto, in stretta collaborazione con l'unità di crisi della Farnesina presieduta dal ministro dell'interno Fedele La Menchia, decisero di adottare la linea dura. Che si dedicassero pure alle libagioni, ma niente cibo ne acqua doveva entrare nella zona occupata. Dopo svariati giorni di stallo, i detenuti in preda ad una fame e sete epocale, cercarono di imbastire una trattativa per riuscire a sfamarsi prima del verificarsi atti di cannibalismo incontrollati. La risposta dello Stato fu perentoria. Resa incondizionata e rilascio dell'unico ostaggio in condizioni decenti. Ricevuto tale messaggio, i rivoltosi decisero all'unanimità di suicidarsi in massa, gettandosi di testa dalla tromba delle scale. Fiona venne rilasciata già incinta di 14 splendidi gemelli siamesi. Al triste epilogo della storia si sottrassero due fratelli ecuadoregni, reclusi per riciclaggio di golf orribili, che approfittando del caos si erano nascosti dentro un boiler dell'acqua calda.

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