sabato 13 marzo 2021

RAEE generation

“Ma sei matto a gettare nell’indifferenziato un rifiuto RAEE?”, si sentì minacciosamente gridare non appena aprì quel malaugurato cassonetto. In un attimo, venne circondato da una piccia di netturbini legionari, vestiti con tute fucsia, casco da parrucchieri con modem, bocchette fumanti di vapore solfureo in ogni parte del corpo, scarpe di asfalto drenante e droni al posto della mani. Parlavano attraverso un megafono wireless e non conoscevano la gentilezza. “Brutto schifo, gettare con nonchalance un rifiuto RAEE, senza neppur aver contattato il nostro numero fluo per lo smaltimento autorizzato e programmato, è un reato gravissimo. Te la facciamo passare noialtri la voglia di danneggiare il pianeta, pezzo di mmerda”. Lo immobilizzarono fulmineamente con un’antica presa al collo delle tribù andine. Bloccato al suolo venne picchiato selvaggiamente con delle mazze chiodate rugginose ed infine rinchiuso all’interno di un baule, pieno di varani di comodo giovani in TSO. Quando giunse in aula per il processo immediato, aveva 12/14270 mmHg di pressione minima e massima, 507 pg di emoglobina, transaminasi a 0,7 Ul/l. Lo stesero supino, legato con filo spinato, dentro ad un tubo per aspirazione e lo misero sottovuoto spinto. L’avvocato dell’accusa iniziò, arrembante, la sua arringa. Pressato dentro al sacco, sentiva solo dei rumori assimilabili ai fischi che emettono i delfini per comunicare tra di loro. La sentenza fu di condanna dura, ma lui pressato com’era, non riuscì ad udirla. Imbustato venne caricato in un furgone Fedex ed inviato all’isola di Pasqua, per scontare la sua pena: guardiano a vita delle sculture Moai. Dopo undici anni, passati senza nemmeno potersi sgranchire le gambe, un turista sbadato, forò, accidentalmente gettandovi un mozzicone di sigaretta acceso, la busta, che perse il sottovuoto. Incredulo riuscì a fuggire da quella orribile prigione angusta. La felicità gli sprizzava da ogni poro, non solo per la libertà ritrovata, ma anche per non dover più vedere quelle facce di pietra inguardabili. Oggi vive in una chiatta galleggiante in mezzo all’oceano pacifico, ma ogni notte si sveglia di soprassalto, sudato fradicio, ponendosi sempre la stessa domanda, che lo perseguita spietata: “ ma che saranno questi rifiuti RAEE?”

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