giovedì 4 marzo 2021

Il parcheggio degli invalidi

Ebbe quello che cercava da sempre, il suo Truman Show. Ciò che desiderava più di ogni altra cosa. Nessun velo e pudore, solo l’ambizione di essere presente nella vita degli altri attraverso la sua vita. Lo show iniziò nel mese di dicembre. Prima di avviare le riprese, dimagrì pesantemente, mangiando quattro ravanelli e due capi d’aglio al giorno, bevendo quattordici fiaschi da un litro contenenti una tisana alle caramelle di rabarbaro, ed assumendo due bag-in-box di sale inglese ad intensa azione purgante. Si sottopose, inoltre, ad un lifting delle anse intestinali, si trapiantò una barba nera corvina e si fece delle meches autunnali molto groove. Non sembrava più lui,tanto che il suo cane, vedendolo in casa, pensò fosse uno zingaro in cerca di regali di battesimo e gli si avventò ad un braccio. Il giorno prefissato alle otto di mattina in punto, le telecamere si accesero sulla sua esistenza. Per i primi due anni non ebbe nessuno spettatore, nemmeno uno. La produzione inziò a pressarlo, perché stava conducendo una vita troppo scontata, come un maglione di lana ai saldi invernali. Intravide, nitidamente il baratro della sconfitta e prese una decisione perentoria, per impennare lo share. Indossò la maschera in silicone di Dino Zoff ed armato con un ondulato di eternit, entrò in un autobus di linea sequestrandone i passeggeri. Costrinse la conducente a fermarsi in un parcheggio per invalidi e dette via allo show. Dopo solo pochi minuti gli spettatori non si contavano e sul luogo dell’avvenimento arrivarono sia le forze dell’ordine che le squadre speciali dell’esercito. Si senti una star. Brandendo minacciosamente il pezzo di eternit dal finestrino, intimò che nessuno si avvicinasse al mezzo, altrimenti lo avrebbe ridotto in polvere e si sarebbe consumata una carneficina. Il mediatore del governo tentò di stabilire un contatto, ma fu impossibile, vista la sua pochezza intellettuale e cerebrale. La diretta in televisione, nel frattempo, stava spopolando. Iniziarono a calare le tenebre. La situazione era in stallo. Intanto tornò a casa il signore invalido titolare del parcheggio. Trovando il suo posto occupato, iniziò a dare in escandescenza e la situazione degenerò, quando tentò di brandire la sua giannetta addosso ad un vigile troppo curioso. I passeggeri rassegnati si misero a dormire , con il collo a brandelli, in quei seggiolini scomodissimi. In quel silenzio si addormentò anche lui. Il comandante della task-force, resosi conto dalle immagini televisive della situazione paradossale, dette l’ordine ai suoi uomini di fare irruzione. Venne neutralizzato immediatamente ed arrestato. Al processo il suo avvocato chiese l’assoluzione piena per infermità mentale. La parte civile fomentata dall’invalido ancora in collera, ne chiese la pena di partecipare, in qualità di protagonista maschile, ad una via crucis realistica. Fu condannato. All’ultima stazione, quando si apprestava alla crocefissione, scappò approfittando della distrazione del suo sorvegliante Longino. Molti anni dopo fu avvistato, per caso, da un lontano parente in vacanza, in cima ad un fiordo norvegese mentre cacciava, di frodo, pinguini imperatore.

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